Gran parte della popolazione italiana è solita spostarsi dalla propria residenza o domicilio per recarsi in altri luoghi, anche fuori regione, con la speranza di curarsi e trovare delle terapie più efficienti. Questo fenomeno si chiama mobilità sanitaria ed è, ahinoi, molto diffuso. Un elemento certo non positivo per il nostro sistema sanitario nazionale che, secondo gli ultimi dati che emergono, è in continua crescita. Infatti, ogni anno, più di 1 milione di italiani si sposta, soprattutto dalle regioni del Sud, per ricevere delle prestazioni sanitarie.
Ovviamente, il Servizio Sanitario Nazionale permette a tutti i cittadini di accedere alle cure mediche su tutti il territorio, senza alcuna distinzione. Ma cause di tipo strutturale, una cattiva gestione, o l’erogazione di servizi ospedalieri e sanitari meno efficaci, oppure la presenza in quel luogo di eccellenze con team e reparti specializzati, spingono molti pazienti a recarsi verso altre strutture, anche fuori dalla propria regione.
Ma per quale motivo la mobilità regionale è vista come un problema e come si può fare per arginarlo?
Perché la mobilità sanitaria interregionale è un problema?
Secondo ultime ricerche di mercato, circa 1 paziente su 10 si cura fuori regione. Anche se, successivamente all’emergenza pandemica, è aumentato un senso di percezione positiva nel ricevere delle cure adeguate vicino casa propria. Particolarmente, questo fenomeno, è stato percepito al Centro e al Sud, dove, gli spostamenti per motivazioni medico-sanitarie erano più frequenti. Ma perché la mobilità sanitaria è un fenomeno negativo?
Facciamo prima una distinzione essenziale tra mobilità attiva e mobilità passiva. La prima si riferisce alle capacità di una regione, attrezzata con prestazioni sanitarie di qualità, di attrarre cittadini residenti fuori regione. Come, ad esempio, la presenza di un centro di eccellenza sul territorio con riconoscimenti in tutto il mondo. Mentre, la mobilità passiva è quel fenomeno che riguarda tutti quei pazienti che si spostano fuori regione per curarsi a causa della scarsità di strutture o la loro inefficienza presenti nella regione di residenza.
Ciò sta a significare che il problema non riguarda solo i cittadini, che si spostano con la speranza di ricevere cure adeguate. Ma anche le regioni, devono gestire i flussi in entrata o uscita che avvengono all’interno delle strutture sanitarie. Ciò grava anche a livello economico, secondo gli ultimi report sulla mobilità sanitaria.
Il ruolo della medicina territoriale e di prossimità
Venire incontro alle esigenze dei pazienti con prestazioni sanitarie all’altezza è essenziale in qualsiasi luogo del Paese. Ecco perché, diventa sempre più importante integrare con cure mediche e diagnostiche più efficienti laddove c’è maggiore bisogno. Molti centri ospedalieri e associazioni già durante la pandemia hanno cercato di limitare gli spostamenti dei pazienti portando farmaci a domicilio e utilizzando gli strumenti della telemedicina per le diagnosi a distanza. Grazie a cartelle digitali, referti online e prelievi ematici direttamente a casa, anche le persone più fragili hanno potuto ricevere cure, senza doversi recare necessariamente in ospedale.
Una metodologia questa che riduce anche le liste di attesa in Ospedale, consentendo al paziente di ricevere assistenza medica vicino al proprio domicilio o residenza. Queste operazioni, attualmente, sono presenti ma possono essere incrementate dalla presenza degli ambulatori mobili. Infatti, ASL del territorio, presidi ospedalieri e associazioni hanno acquistato o noleggiato ambulatori mobili attrezzati in base alle proprie esigenze, per sopperire alle necessità in territori dove alcune prestazioni sanitarie scarseggiano o non sono presenti. In questo modo, i pazienti vivono un minor disagio senza doversi spostare lontano da casa e non devono sottostare a lunghe attese nelle strutture sanitarie. Ad esempio, chi ha bisogno di effettuare un trattamento dialitico, oppure chi deve effettuare delle visite di prevenzione senologica, ginecologica oppure oculistica ecc. Ecco perchè i veicoli medicali oggi sono un vera risorsa per alleggerire il carico su ospedali e ambulatori specialistici. Gli ambulatori mobili CVS sono omologati per contenere a bordo qualsiasi apparecchiatura medico-sanitaria tra le più avanzate. In questo modo, è possibile effettuare visite mediche, riducendo l’afflusso negli ospedali e nelle strutture pubbliche, con la medesima efficacia.
Grazie a questa collaborazione si potrebbe contribuire alla riduzione della mobilità sanitaria erogando servizi di qualità e venendo incontro alle esigenze dei pazienti su tutto il territorio.
Sarebbe sicuramente un miglioramento per i pazienti fragili e non solo anche per coloro che lavorano. Fare un esame del sangue, un indagine radiologica o una semplice visita dall’otorino magare soltanto per togliersi il cerume dalle orecchie ‼️ Vi sembrerà un’inezia ma Andare in ospedale devi aspettare mesi e se vai da un privato, nei tanti poliambulatori che sorgono come funghi, spendi un patrimonio ‼️ Sarebbe ora che aumentassero soprattutto le visite per le prevenzioni, ma questa di sa è una battaglia persa in partenza, troppe lobby farmaceutiche troppi soldi in gioco ‼️‼️